Il Visto di ingresso e il Permesso per motivi religiosi
La presenza del Vaticano ha sempre rappresentato una calamita per i soggiorni di breve e lungo periodo nel nostro Paese per motivazioni religiose: sono infatti migliaia gli ingressi in Italia ogni anno per i ministri di culto o religiosi che debbano esercitare la propria funzione o partecipare a manifestazioni ecclesiastiche.
Come si ottiene il Visto per motivi religiosi?
I requisiti fondamentali sono espressamente regolati dall’Art. 5 del D.Lgs n° 286/98 e dal D.M. 12/07/2000, i quali sanciscono le condizioni che devono sussistere al fine della concessione del Visto:
- La reale condizione di religioso o di ministro di culto;
- Fondate garanzie relative all’effettivo carattere religioso della manifestazione o di qualsiasi attività collegata al soggiorno in Italia;
- Assicurazione sanitaria;
- Prova effettiva della sussistenza dei mezzi di sussistenza non inferiore a quanto disposto per legge dalla Tabella A della Direttiva del Ministero dell’Interno del 01/03/2000, sempre che le spese non siano a carico dell’Ente religioso di appartenenza. I mezzi di sussistenza possono essere esibiti anche previa presentazione di apposita Fidejussione.
Come richiedere il Permesso di Soggiorno per motivi religiosi?
Qualora il soggiorno dovesse eccedere i 90 giorni del Visto di ingresso, è obbligatorio, entro 8 giorni lavorativi dall’ingresso in Italia, richiedere il Permesso.
All’interno del kit postale devono essere allegati i seguenti documenti:
- Fotocopia di tutte le pagine del passaporto;
- Dichiarazione della Comunità religiosa in Italia che sancisca la natura della mansione e la presa in carico del vitto e dell’alloggio, autenticata direttamente dalla Curia vescovile o da una paritaria Autorità religiosa presente sul territorio italiano;
- Assicurazione sanitaria che copra i rischi di malattia improvvisa o infortuni;
- Ricevuta di pagamento della tassa per il rilascio del Permesso di soggiorno.
Inoltre, come per tutte le richieste di rilascio del Permesso, la Legge impone la sottoscrizione di un Accordo di Integrazione, in base al quale si è voluta intraprendere la strada degli impegni reciproci tra cittadino Non-UE e Stato italiano: da un lato, vengono garantiti dall’Istituzione primaria i diritti fondamentali e gli strumenti per imparare la lingua, la cultura e i principi della Carta Costituzionale, dall’altro, invece, viene richiesto al cittadino straniero l’impegno a rispettare le regole della società civile al fine di raggiungere contestualmente l’integrazione nel nostro Paese.