Le forme dell’associazionismo degli immigrati nel nostro Paese
L’Italia è diventata da circa trent’anni un luogo di approdo per cittadini extra-europei che vi si sono trasferiti per diverse motivazioni, sia in modo stanziale che stagionale (in quest’ultimo caso soprattutto nel settore agricolo).
Questa presenza sul territorio, soprattutto negli ultimi anni, ha portato a incomprensioni, intolleranze e, in alcuni casi, anche alla ghettizzazione degli immigrati, calpestando i loro diritti in quanto lavoratori e, soprattutto, esseri umani.
Questa diffidenza sostanziale è sempre partita dalla paura di ciò che non si conosce, dalla difformità della lingua, delle tradizioni e della cultura del “diverso”. Proprio per questo motivo negli anni sono state costituite diverse associazioni fondate da cittadini italiani, con l’obiettivo di facilitare l’integrazione degli immigrati nel tessuto sociale nazionale. Contestualmente, da qualche tempo gli immigrati stessi hanno iniziato a costituire forme associative, che rappresentano ormai una realtà capillare presente sul territorio italiano e, soprattutto, un fondamentale strumento di partecipazione e dialogo interculturale. Senza alcun dubbio, la mobilitazione dei migranti e delle loro associazioni rappresentative, non solo costituisce un potenziamento della presenza e della richiesta di attenzione alle proprie necessità, ma soprattutto può rappresentare un momento straordinario e unico per elaborare politiche di integrazione di gran lunga più efficaci e conformi alle esigenze reali dei soggetti interessati.
La mappatura delle associazioni costituite dai migranti
La mappatura delle associazioni degli immigrati è stata effettuata per la prima volta nel 2014 dal Centro studi e ricerche IDOS, mediante l’iniziativa IN.CO.NT.RO, ideata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, finanziata dal Fondo Europeo per l’Integrazione dei cittadini di Paesi Terzi.
Aggiornamenti a questa prima mappatura sono avvenuti nel 2016, nel 2018 e agli inizi del 2021, con l’ausilio delle Regioni che hanno condiviso le informazioni in loro possesso con il Ministero.
La mappatura è consultabile sul Portale Integrazione Migranti: attualmente le associazioni censite sono circa 1150, dislocate su tutto il territorio italiano, e sullo stesso sito le associazioni autonomamente possono inserire, aggiornare i propri dati o essere cancellate dall’elenco, seguendo le procedure indicate sul portale stesso.
Come sono diffuse in Italia?
In base all’analisi dell’ultima mappatura effettuata, si nota come la distribuzione geografica veda la maggioranza delle associazioni concentrata nel Centro-Nord Italia, con una prevalenza nei grandi centri urbani.
La maggior parte delle associazioni è costituita da una pluralità di nazionalità al suo interno, ma non mancano le comunità di riferimento con all’interno la presenza delle rappresentanze esclusivamente del Paese di origine: nel censimento al secondo posto si piazza il Senegal, seguito da Marocco, Albania, Perù e Ucraina.
L’assistenza fornita da queste associazioni è molto diversificata e spazia dall’insegnamento della cultura di origine alla mediazione interculturale, dalla tutela legale all’apprendimento della lingua italiana, dall’assistenza nel disbrigo delle pratiche burocratiche all’inserimento nel mondo del lavoro.
Con l’approfondimento del fenomeno dell’associazionismo degli immigrati, si può notare come ci sia stata negli anni una progressiva crescita dell’interesse della popolazione straniera a partecipare attivamente alla vita sociale del nostro Paese, pur con tutte le difficoltà dovute a ostacoli di tipo culturale, barriere linguistiche e carenze sia di tipo legislativo che normativo.